L’approccio consulenziale nella formazione finanziata: la nostra ricetta per un risultato di qualità

da Redazione | 27 Gennaio 2023 | People |

Non occorre essere chef per mettere a tavola un piatto gourmet come non è necessario essere consulenti esperti per richiedere i finanziamenti per la propria azienda. Ma a quale prezzo?

Immaginiamo di voler preparare una cena prelibata per i nostri amici e nel seguire i passaggi del ricettario ci accorgiamo che ci mancano alcuni ingredienti essenziali. Immaginiamo di dover tornare al supermercato e che per recuperare nella tabella di marcia aumentiamo la fiamma bruciacchiando la pietanza la cui bontà sarà ben lontana dalle aspettative iniziali.

Con buona probabilità i nostri ospiti, mentre vi aiuteranno a scrostare padelle carbonizzate, si domanderanno se è valsa la pena di accettare l’invito.

Allo stesso modo immaginiamo di voler richiedere un finanziamento per la formazione aziendale senza l’ausilio dei consulenti esperti traslando in minima parte i disagi sopra descritti ai colleghi delle altre funzioni (direzione, payroll, amministrazione, relazioni industriali, ecc.).

Anche in questo caso il risultato finale, vale a dire l’aver incassato il finanziamento, potrebbe non essere un beneficio sufficiente per giustificare l’effort sostenuto.

Per andare verso la meta senza dispersione di energie è fondamentale avere dalla propria parte un progettista e gestore della formazione finanziata che offra sia esperienza sui bandi che un approccio consulenziale.

Nella nostra Carta della Qualità abbiamo identificato la ricetta per un progetto finanziato di valore e ci piace condividere la nostra “TOP 3” degli ingredienti che sono alla base dell’approccio consulenziale:

1) Fornire una visione di insieme

Fin dal primo mattone del progetto occorre concordare flussi, procedure e scadenze. Il cliente deve sapere chi-fa-cosa e quando fin dal principio e deve avere scadenze chiare e realistiche per le attività a suo carico.

Sappiamo che è fondamentale aiutare il cliente a mitigare l’impatto che il progetto avrà verso i colleghi delle altre aree che inevitabilmente devono essere coinvolti. Il cliente deve sapere che non ci limitiamo a chiedere dati per restituire documenti da firmare ma che siamo al suo fianco per offrire una visione di insieme che è indispensabile per organizzare al meglio tutte le attività.

2) Saper ascoltare

Comprendere l’esigenza è il primo passo per soddisfarla. Non sempre le soluzioni che il cliente vorrebbe adottare sono applicabili; tuttavia, è importante comprenderne il senso e solo a quel punto un “non si può fare” o una soluzione alternativa potrà essere accolta favorevolmente.  

3) Gestire la relazione

L’HR Manager richiede risposte semplici a domande semplici, che in genere riguardano la fattibilità e gli economics.

Il responsabile di progetto vuole invece poter scegliere la soluzione migliore analizzando con noi circostanze e scenari.

Il referente di progetto è infine affamato di tecnicismi.

A seconda del nostro interlocutore aziendale cambia il grado di approfondimento. Il rischio di annoiare i responsabili o far loro perdere tempo prezioso è dietro l’angolo. In tutte le circostanze la chiarezza è d’obbligo e, una volta forniti tutti gli elementi per decidere, occorre orientare con determinazione il cliente verso la soluzione migliore.

Come ogni ricetta che si rispetti c’è sempre un ingrediente segreto che rende ogni piatto speciale e unico, e nel nostro caso è la determinazione verso il miglioramento continuo. Attraverso l’ascolto e l’analisi costante perfezioniamo continuamente la nostra ricetta per aumentare la qualità dei nostri progetti e sostenere i clienti verso obiettivi sempre più ambiziosi.

Team Challenge Network Fondi per l’impresa

condividi l’articolo