Tecnologia & potenziale umano: alleanza o rivalità?

da Redazione | 23 Aprile 2024 | Direction |

Un’inevitabile diffidenza per la tecnologia ha accompagnato – e sta tuttora accompagnando – il diffondersi dell’Intelligenza artificiale nelle modalità pervasive che conosciamo e il suo ruolo nella trasformazione digitale. Eppure da più parti si è concordi nel conteggiare che il saldo tra i posti di lavoro persi a causa dell’AI e quelli da lei stessa creati sarà alla fine positivo.

E in effetti sembra che queste tecnologie stiano inaugurando un’era di creatività e produttività mai viste prima e che, invece di affossare o sostituire il potenziale umano, queste lo valorizzino e lo potenzino.  Secondo lo studio di Accenture “Human by design. L’intelligenza artificiale come catalizzatore del potenziale umano”, tutto questo è anche quantificabile: l’Ai generativa, infatti, può incidere su una percentuale di ore di lavoro pari al 44% per 900 diversi tipi di professione e generando un valore globale tra i 6 e gli 8 trilioni di dollari.

Upskilling & Reskilling le nuove parole d’ordine del successo

Naturalmente, a beneficiarne per prime saranno le aziende che lavoreranno di più sull’integrazione uomo-macchina, investendo da una parte nelle nuove tecnologie e dall’altra su un costante uskilling/reskilling dei propri dipendenti. Se sarà l’intelligenza artificiale a occuparsi di compiti di routine e mansioni ripetitive, le persone potranno dedicarsi a lavori più appaganti e capaci di valorizzare i loro talenti, migliorando al tempo stesso le aree che necessitano di farlo. Se invece di dover analizzare migliaia di dati le persone riceveranno insight utili al processo decisionale, potranno agire più velocemente, su base informata e supportati da evidenze certe.

Dall’interazione nuove possibilità

Non bisogna dimenticare, inoltre, che con il progredire della tecnologia si potrà pensare anche a vere e proprie collaborazioni uomo-macchina, basti pensare agli assistenti AI e ai nuovi ambienti 3D che creano ulteriori spazi e modalità di interazione mai possibili prima di ora.

E ancora una volta, l’accento va messo sulle soft skill: di fronte a un ambiente di lavoro in veloce evoluzione e a mercati dominati dall’incertezza, la creatività, la capacità di problem solving, la gestione del cambiamento sono tutte competenze quanto mai necessarie e che dovranno essere il più possibile coltivate e valorizzate.

Da homo sapiens a homo techne

Addirittura Reid Hoffman – tra i fondatori di LinkedIn, vede il momento attuale come una sorta di nuovo Rinascimento, proprio grazie al ruolo abilitante della tecnologia e alla sua capacità di amplificare il potenziale umano: “Ci porterà da homo sapiens a homo techne”  ha detto nel corso di una sua Lectio magistralis presso l’Università di Bologna.

Hoffman ha paragonato l’avvento dell’IA a quello di altri strumenti che hanno cambiato radicalmente il nostro mondo, come la televisione e la radio e come allora – ha aggiunto – nessuno ha un piano perfettamente elaborato per la gestione delle nuove tecnologie ma bisogna concentrarsi sullo strumento che, a sua volta, ci modellerà.

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